In periodi di stabilità economica solo il petrolio muove, sui mercati internazionali, più denaro che il caffè. È una strana merce: il volume della sua commercializzazione è calcolato intorno ai 10 miliardi di dollari; impiega, poi, circa 25 milioni di persone del Sud del Mondo, ma il suo consumo avviene, per lo più, nei paesi ricchi...
Tra il 1997 e il 2003 è stato soggetto a una crisi che rende evidente come le chiavi del suo commercio stiano nelle mani di chi compra e non di chi produce: la sua liberalizzazione (inevitabile conseguenza della fine degli accordi internazionali che ne proteggevano la compravendita) e l'ingresso sulla scena mondiale di nuovi produttori (come il Vietnam che insegue il Brasile nella coltivazione) hanno determinato, dopo la metà degli anni '90, un crollo del suo prezzo, formato in mercati finanziari specializzati in cui operano non solo grandi imprese di settore ma anche soggetti finanziari che gestiscono fondi d'investimento e fondi pensione.
A partire dal 2004 è stata registrata una lieve inversione di tendenza, per la quale un maggior equilibrio fra domanda e offerta si è associato a un incremento nei consumi.
E tuttavia, il suo costo è di nuovo aumentato nel corso dell'anno precedente: il 2010 ha registrato livelli di pressione sui suoi prezzi, pari a quelli vissuti durante la crisi del 1997.
Una valida alternativa allo squilibrio generato dall'attuale sistema internazionale degli scambi è rappresentato dal Commercio Equo e Solidale e dalle sue diverse varietà di caffè: attraverso relazioni commerciali paritarie, stabili e durature, garantisce una migliore qualità della vita e redditi dignitosi ai produttori, non costretti, così, a vendere la propria merce agli intermediari locali.
Anche il Commercio Equo, a seguito dello scenario apertosi nel 2010, ha dovuto rivedere in maniera significativa i prezzi al consumatore:
- l'incremento medio è pari al 9%, a fronte di aumenti dei costi d'acquisto del 18%;
- tale ritocco presenta, però, una minore entità rispetto ai costi che gravano sugli importatori;
- la crisi del caffè investirà anche il mercato tradizionale della sua distribuzione;
- i soci contadini del Commercio Equo e Solidale, comunque, sono tutelati.
(FONTE: CTM altromercato)
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