L'agricoltura è sociale
Le radici nel cielo: fattorie sociali e nuove culture contadine
a cura di Roberto Brioschi
Un viaggio inedito nell'agricoltura sociale in Italia
Una guida all'agricoltura sociale in Italia e alle sue storie. L'agricoltura è un'esperienza non solo produttiva ma sociale, nata per 'generare comunità' quando l'umanità diventa stanziale, da nomade che era. Oggi è "agricoltura sociale" non solo la fattoria dove lavora chi ha abilità differenti, la cooperativa che semina all'interno delle mura del carcere o l'impresa di migranti emancipati dal caporalato. È agricoltura sociale ogni filiera che porta dal campo alla tavola senza veleni e senza sfruttamento: sia essa biologica, biodinamica, equosolidale o da terreni confiscati alle mafie.
È agricoltura sociale la mano contadina che custodisce la biodiversità, la mente e la voce che porta nei teatri un discorso ben dissodato, l'amministratore che cura e preserva il territorio agricolo. È agricoltura sociale la resistenza di chi occupa le terre incolte pubbliche o private, i progetti di Community supported agricolture tra città e campagna, le filiere minime dei Gas, le aziende che scelgono la "piccola distribuzione". Questo libro racconta dunque – attraverso le parole di studiosi, attivisti della terra, teatranti e contadini – un modello economico e culturale innovativo, che restituisce felicità, o almeno un senso proprio, all'esistenza. Perché la terra non discrimina mai: concede i suoi frutti a chi si prenda cura di lei.
Il valore della terra e la sua sacralità
"L'agricoltura contadina, praticata da chi la terra la possiede, la abita, la coltiva con la famiglia prima di tutto per la propria autonomia alimentare, (...) quando è moltiplicata per una comunità, per un popolo, ne determina la sovranità alimentare, strettamente sinergica con il territorio di residenza. Il lavoro naturale del coltivatore restituisce la padronanza degli atti e del senso di quello che si compie e dei frutti ricavati. Il cibo ha il valore della sapienza ottenuta, della fatica e del tempo impiegati".
(Roberto Brioschi, C'era una volta l'agricoltura contadina)
"Lavorare la terra, lavorare con la terra, entrare in contatto con la terra, attraverso la fatica, l'esperienza propria ma anche quella delle generazioni precedenti (...), è qualcosa che mette in gioco le mani, i sensi, il cuore, la testa, la memoria, qualcosa che mette in contatto col mondo così come è, direttamente, senza mediazioni, così come l'artigianato manuale, come camminare, come la danza e la liturgia; qualcosa che qui
e ora pare residuale, quasi arcaico, perfino eretico verso la virtualità alla quale questo mondo pare fatalmente votato".
(Massimo Angelini, prefazione)